Il PIL al Sud riprende a salire dopo molti anni. Lo rileva il Rapporto Svimez 2015 presentato ieri alla Camera dei Deputati. Secondo il rapporto nell’anno in corso il prodotto interno nazionale “dovrebbe crescere dello 0,8%, risultato del +1% del Centro-Nord e del timidissimo +0,1% del Sud. Se confermata, si tratta della prima variazione positiva di prodotto del Sud da sette anni a questa parte”. Le stime Svimez spiegano inoltre come la crescita sia trainata dall’andamento positivo dei consumi, rilevando tuttavia ancora come il meridione risulti essere “sempre più povero: il 62% dei cittadini guadagna al massimo il 40% del reddito medio”. Nel 2015, gli investimenti fissi lordi sono diversi: “+1,5% al Centro-Nord, mentre continuano a calare al Sud (-1%), anche per effetto della contrazione degli investimenti pubblici (-3%)”. Nel 2014 gli investimenti fissi lordi avevano segnato al Sud -4% e al Centro-Nord -3,1%; dal 2008 al 2014 sono crollati del 38% al Sud e del 27% nel Centro-Nord. Nel 2014 nella maggior parte delle regioni italiane il PIL ha rallentato la caduta, mentre in tutte quelle del Nord-Est ha sperimentato un modesto aumento. Nel Centro-Nord, in tutte le regioni viene rilevato un sensibile alleggerimento della gravità della crisi. Quanto al Nord-Est, sembra effettivamente consolidarsi un generale superamento della tendenza recessiva soprattutto l’Emilia Romagna con aumenti del PIL di +0,2% nel 2013 e +0,3% nel 2014; una condizione anche migliore viene indicata per il Friuli Venezia Giulia che, con una crescita dello 0,8%, “presenta nel 2014 il risultato migliore tra le regioni italiane; da segnalare è anche il risultato del Veneto che con un +0,4% arresta i consistenti cali di prodotto nel triennio precedente”. “La riduzione cumulata del PIL – rileva sempre il rapporto Svimez 2015 – è stata nel Centro-Nord nel settennio 2008-2014 del -7,4%, a sintesi di comportamenti relativamente omogenei nel Nord-Est e nel Nord-Ovest (con una flessione di circa 6 punti percentuali) e di maggiori difficoltà per le regioni del Centro che nel periodo perdono più del 10% del prodotto”. Crisi che tuttavia continua a mantenersi intensa nelle regioni meridionali “Nel 2014, infatti, il calo delle attività
economiche resta ancora relativamente elevato in Puglia e in Sardegna (-1,6%); la flessione dell’Abruzzo (-1,7%) resta ancora elevata ma appare comunque dimezzata rispetto all’anno precedente (-3,1%).” Per quanto più attenuate ulteriori flessioni vengono rilevate pure in Campania (-1,2% dopo il -2,9% del 2013) e in Sicilia (-1,3% dopo -2,8%). Un significativo miglioramento caratterizza, invece, viene indicato per Molise (-0,8% dopo il -8,2%), Basilicata (-0,7% dopo il -2,6%) e Calabria (-0,2%). “Se si esamina il dato cumulato dei sette anni di crisi, dal 2008 al 2014, la riduzione cumulata del PIL risulta per quasi tutte le regioni meridionali – ad eccezione del solo Abruzzo (-6,9%) – di entità assai forte: si va da oltre il -22% in Molise, al -16,3% in Basilicata, ad un minimo del -12% in Puglia e Sardegna e del -11,4% in Calabria”. Il 2015 potrebbe dunque segnare l’atteso anno della svolta grazie ad un’ andamento positivo dei consumi nel 2015 è stimato in +0,9% al Centro-Nord e +0,1% al Sud. Secondo Svimez la crescita dovrebbe rafforzarsi anche nel 2016 quando in virtu’ di un PIL nazionale che nelle previsione dovrebbe toccare 1,3% quale sintesi di di un +1,5% del Centro-Nord e di un +0,7% del Sud. A concorrere positivamente, anche in questo caso, viene indicato essere l’andamento dei consumi finali, stimato “in +1,3% al Centro-Nord e +0,8% al Sud. Su anche gli investimenti fissi lordi, +2% il dato nazionale, quale risultato del +2,5% del Centro-Nord e dello 0,5% del Sud”. Previsione quest’ultima che se confermata ” interromperebbe la spirale negativa dell’andamento degli investimenti fissi lordi al Sud iniziata nel 2007. Sul fronte occupazionale, si prevede un aumento nazionale del +0,8%: +0,9% al Centro-Nord e +0,6% al Sud”. Sud che a livello settoriale ha visto “un crollo epocale degli investimenti dell’industria in senso stretto, ridottisi dal 2008 al 2014 addirittura del 59,3%, oltre tre volte in più rispetto al già pesante calo del Centro-Nord (-17,1%)”. Giù anche gli investimenti nelle costruzioni, “con un calo cumulato del -47,4% al Sud e del -55,4% al Centro-Nord e in agricoltura, (-38% al Sud, quasi quattro volte più del Centro-Nord, -10,8%)”. Così la dinamica dei servizi: “-33% al Sud, -31% al Centro-Nord”. Dal 2008 al 2014 il settore manifatturiero al Sud avrebbe perso il 34,8% del proprio prodotto, e visto più che dimezzati gli investimenti (-59,3%). Crollo ben più profondo di quello registrato al Centro-Nord, dove la diminuzione secondo il rapporto risulterebbe essere meno della metà, -13,7% del prodotto manifatturiero e circa un terzo negli investimenti (-17%)”. Di qui l’indicazione data da Svimez di prorogare anche per il 2016 nel Mezzogiorno l’esonero dal pagamento dei contributi Inps a carico del datore di lavoro per le nuove assunzioni “con la stessa intensità (fino a 8mila euro l’anno) e con la stessa durata (36 mesi)”. La proposta è quella “di rendere operativo anche per il 2016 una decontribuzione più ‘forte’ al Sud, per le nuove assunzioni”. Nel rapporto si legge inoltre che “non vi è nessuna obiezione ragionevole a che questo sia riservato al Mezzogiorno, visto che in quest’area si è concentrata la perdita di occupazione nella crisi e tanto più visto che, anche l’anno scorso, la misura è stata finanziata con risorse destinate agli investimenti nel Mezzogiorno (3,5 miliardi di Pac)”.