il punto

Aspetti normativi sul fronte energetico. Dopo la crisi un altro giro di vite?

Uno degli strumenti disponibili per poter giocare le partite normative sono le associazioni di categoria. Ma in generale l’Italia non è apparsa sufficientemente capace di utilizzare le risorse di cui ha ottenuto il diritto. E nell’ambito del serramento è possibile che le debolezze vadano individuate nella mancanza di imprese propriamente italiane sufficientemente grandi, interessate e determinate a cooperare per competere con gli altri Stati

Giro di viteForse la crisi ha smesso di peggiorare. La strada per uscirne però appare ancora lunga. Troppo, per molte imprese. Nondimeno la ricostituzione del potenziale di ricavi non è una condizione sufficiente di sopravvivenza. Un fattore di debolezza tuttora diffuso presso molti operatori del mondo del serramento, è il limite culturale che le affligge. È molto difficile però considerarle completamente responsabili dei loro limiti imprenditoriali. Crisi e sistema operativo hanno congiurato per mantenerle in una condizione di miopia strategica. Contrariamente a quanto possa apparire l’eccellenza operativa non è la base indispensabile per l’eccellenza strategica. Semmai ne è il riflesso. Siamo in tempi, però, dove l’eccellenza assoluta è una chimera, poiché la velocità e negatività di evoluzione del sistema sono sfavorevoli e dove i singoli passi sono presto sopravanzati dagli eventi successivi. L’evasione di singola commessa non comporta automaticamente una sufficiente gestione del cliente. D’altra parte la conoscenza dei clienti non coincide con quella dei mercati. Poiché spesso i clienti stessi non sanno come si comporteranno.

Lo stesso si può dire anche per aspetti normativi sul fronte energetico. Nel caso italiano il campo di battaglia, non è nazionale, ma a livello europeo. Le normative italiane riflettono le spinte che provengono da Bruxelles e la dinamica di applicazione richiede una sensibilità che moltissimi operatori non sanno come tradurre in caratteristiche di prodotto in tempi utili per rispettare le scadenze normative. La combinazione di questi fattori potrebbe perciò spingere ad un ulteriore selezione del numero delle aziende attive nel settore del serramento. Nonostante l’attesa dell’imminenza di una ripresa. Seppure debole. Il giro di vite a cui assisteremo in realtà sarà una combinazione di due spinte. Una inarrestabile che riflette l’inerzia e la violenza della crisi che sembrerebbe finita. E una più lenta e sottile che in generale è attribuibile al cambiamento del contesto politico, normativo, economico… Nel contesto generale, nel mondo italiano del serramento l’attenzione posta dalla cultura tecnica di settore è focalizzata sull’evoluzione della normativa prestazionale, che oggi identifichiamo nel marcatura CE. A livello personale credo di poter dire che l’antesignano a questa sensibilità si trovi all’inizio degli anni duemila nel comparto dell’alluminio. E che si possa identificare nella persona di Renzo Margelli, dirigente del Gruppo Profilati. Altri e maggiori operatori si sono adeguati più tardi. Come più tardi si sono adeguati gli operatori degli altri materiali. L’attenzione al “marchio” CE in un’ottica puramente prestazionale, ha oscurato una componente strutturale che trascende il singolo aspetto tecnico. È una carenza di sistema. E che in realtà riguarda molti Paesi in Europa. Due Stati potrebbero sottrarsi a questo giudizio: la Germania e la Polonia. Nel caso della Germania appare come il risvolto settoriale – il serramento – che è manifestazione di un tratto culturale identificabile nel carattere nazionale a partire dall’Ottocento. Nel caso della Polonia appare invece come la conseguenza di una strategia nazionale di sviluppo di un comparto industriale, all’interno di una strategia di integrazione nell’Unione Europea. Un Paese che s’è giocato una strategia analoga è stata la Spagna. Tuttora sostiene il proprio comparto delle piastrelle e della ceramica, sfruttando tutte le opportunità offerte dalla normativa esistente e dalla possibilità di influenzarne l’evoluzione. Opportunità aperta a tutti i Paesi. Ma non da tutti sfruttata nella stessa maniera. Per esempio la Francia ha preferito concentrarsi su comparti dell’Agricoltura, della Cultura, dell’’Aerospaziale. Strategie che sono cambiate nel tempo e che hanno riguardato in modo diverso e tempi diversi settori diversi: l’acciaio, l’informatica, il tessile…Evoluzione attribuibile al fallimento di quelle strategie o a limiti degli obiettivi raggiungibili per un Stato come la Francia e i Paesi dell’Europa Comunitaria (CECA, CEE, Unione Europea, Serpente Monetario, EURO,….). Uno degli strumenti disponibili per poter giocare le partite normative sono le associazioni di categoria. Ma in generale l’Italia non è apparsa sufficientemente capace di utilizzare le risorse di cui ha ottenuto il diritto. E nell’ambito del serramento è possibile che le debolezze vadano individuate nella mancanza di imprese propriamente italiane sufficientemente grandi, interessate e determinate a cooperare per competere con gli altri Stati. In Francia nell’ultimo ventennio è emerso un campione nazionale in Saint Gobain. Grande attore del vetro, ma anche lungo quasi tutte le filiere della costruzione. In Polonia i grandi campioni nazionali stanno emergendo nel gruppo dei produttori di serramenti. In Germania probabilmente i grandi campioni si trovano nel comparto della chimica. Comunque la dominanza della loro cultura è anche il frutto dell’alleanza con diversi attori della filiera del serramento (sistemisti, accessoristi, distributori, serramentisti, istituzioni di certificazione, università….). In Italia tutto questo sembra mancare. L’unico carattere dominante è la numerosità delle imprese sparse tra le diverse tecnologie di materiale impiegati per i profili (legno, metallo e PVC), i limiti delle loro dimensioni e quella delle amministrazioni nazionali. Questi limiti sono in un modo o nell’altro presenti in altri Paesi. Anche tra quelli menzionati. E questo è uno spunto che non andrebbe abbandonato, nonostante i costi dell’esercizio di un’attività di lobbying a livello europeo. Proprio a livello europeo abbiamo da poco assistito alla “trasformazione” di EuroWindoor  in EuroWindoor AISBL il cui profilo giuridico è di associazione senza fini di lucro quasi a voler rimarcare il suo disinteressato spirito unitario. I fatti ci diranno se sarà stata una evoluzione efficace essendo gli aspetti di normazione sono solo uno dei fattori che incidono sulla sopravvivenza delle imprese in Italia come in Europa. E nemmeno il più importante ai fini della sopravvivenza delle imprese, come la crisi del 2008/2009 ha dimostrato. Allora cosa è davvero importante? Soprattutto la capacità delle aziende di reggere sfide pratiche ed intellettuali. Una capacità ove la dimensione offre un contributo utile, ma non decisivo. La crisi del 2008/2009 sembra dire che finanza e mercati, nella loro interezza, siano le chiavi della sopravvivenza. Ma è davvero così ?

E nel frattempo non mancheranno le aziende del serramento che diranno che la crisi non è per niente finita e che le nuove sfide sono quasi insormontabili. Almeno fino a quando non ci si avvii passo passo a risolvere i piccoli e grandi problemi che ogni mattina appaiono in azienda: una fattura non pagata, un sollecito della banca, un problema con la posta elettronica certificata, una scadenza fiscale,… (Luigi Liao)

 

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