Eravamo durante il covid, tutti bloccati in casa ma gli installatori: serramentisti, idraulici ed elettricisti potevano uscire e molte amministrazioni approfittavano dell’ assenza dei turisti per effettuare interventi di manutenzione, lavori spesso rimandati negli anni.
Eravamo entrati nel medioevo e il mio pensiero era andato a Dante, il 2021 erano 700 anni della morte, poi avevo fatto un ritorno al passato con Carducci e Pascoli ricercando le loro molte case.
Avevo così scoperto che a Bologna Casa Carducci era stata inaugurata nel 1921 e telefonando che le finestre originali avevano bisogno di un intervento, erano giorni molto ventosi. Ma scrivendo al Comune mi era stato risposto “in questo momento ancora non abbiamo affinato il progetto, pertanto non potremmo essere precisi”.
Mi sembrava di aver capito che ci fosse una certa urgente necessità; evidentemente, con tutte le cose da seguire, spesso i grandi del passato vengono dimenticati a meno che ricorra qualche anniversario… Ma il tempo corre e gli anni passano e le giornate scorrono tra i molti appuntamenti virtuali.
Il 22 febbraio 1907, la regina Margherita era lieta di donare la casa-biblioteca alla città di Bologna che si impegnava così a conservarla perpetuamente alla «venerazione degli italiani e degli stranieri», garantendone la pubblica utilità di questo bene culturale: la visita guidata della casa-museo, la consultazione e lo studio dei libri e dei documenti in essa ordinati. Casa Carducci dal 2023, è stata riconosciuta come una delle dimore di personaggi di rilievo che hanno vissuto e operato in Emilia-Romagna .
Carducci era una forza della natura e magari è ancora lì a contemplare i suoi libri, forse mi ha fatto scoprire la tesi presso l’ Università degli Studi di Bologna che puo’ essere utile per accelerare i lavori.
L’Italia è un Paese che vanta un patrimonio architettonico inestimabile, ma quanto siamo realmente disposti a proteggerlo? Troppo spesso si parla di tutela senza agire concretamente, lasciando che edifici di valore storico e culturale si degradino fino a diventare irrecuperabili. La verità è che senza un intervento consapevole e mirato, il nostro patrimonio rischia di diventare solo un ricordo.
Non solo restauro conservativo
È proprio su questa premessa che si sviluppa la ricerca condotta da Alessandro Gazzoni, sotto la supervisione del Prof. Ing. Claudio Galli, che analizza il caso studio del Museo di Casa Carducci a Bologna. Un esempio concreto di come il restauro possa e debba evolversi per rispondere non solo alle esigenze conservative, ma anche alle sfide del miglioramento energetico e della sostenibilità.
La conservazione non può più essere intesa come un semplice atto di tutela passiva. Servono strategie di intervento che, pur rispettando l’identità storica dell’edificio, ne garantiscano la fruibilità e la durabilità nel tempo. Questo significa accettare che una modifica minima e compatibile non sia un tradimento dell’opera originale, bensì l’unico modo per evitarne il declino.
Non possiamo più permetterci di trattare il nostro patrimonio con approcci statici e inefficaci. Il restauro deve essere inteso come un processo dinamico, in grado di coniugare tradizione e innovazione, rispetto e progresso. Senza questa visione, il rischio è che gli edifici che oggi ammiriamo diventino domani solo fotografie sbiadite nei libri di storia.
Come avremo modo di approfondire sulle pagine di “Serramenti Design e Componenti”, l’analisi condotta sulla Casa-Museo di Giosuè Carducci a Bologna si concentra non soltanto sulla ricerca storica , ma anche ad un progetto di miglioramento energetico che coinvolge anche gli infissi storici, valutando differenti ipotesi progettuali per il miglioramento delle prestazioni termiche, senza compromettere l’integrità estetica e costruttiva dell’edificio.
Le proposte
L’intervento di restauro è stato progettato tenendo conto della particolare configurazione degli infissi di Casa Carducci, che conservano ancora i sistemi di apertura ottocenteschi. Il progetto prevede un intervento calibrato sulla base dello stato di conservazione degli infissi esistenti, adottando due strategie principali:
1. Sostituzione completa dell’infisso – Nei casi di degrado strutturale significativo, si ipotizza la rimozione totale del serramento, inclusi vetro, telaio e scurone esterno, con la possibilità di recuperare quest’ultimo se in buono stato. Il nuovo infisso, dotato di vetrocamera, manterrebbe le cromie e le proporzioni originali, garantendo continuità estetica con il contesto storico.
2. Sostituzione selettiva del vetro – Per gli infissi in condizioni migliori, in particolare quelli visibili dal prospetto principale, si propone la sola sostituzione del vetro con un vetrocamera basso-emissivo 3/9/3 mm. Tale soluzione consente di migliorare l’isolamento termico riducendo il peso complessivo e preservando integralmente il telaio originale.
La salvaguardia dello sguincio originale è stata considerata prioritaria, adottando soluzioni che minimizzino le modifiche alla muratura per l’inserimento del nuovo telaio.
Strategie di rinforzo strutturale per il telaio mobile
Uno degli aspetti più critici riguarda la necessità di preservare la stabilità degli infissi storici, evitando deformazioni dovute all’incremento di peso derivante dall’installazione di nuovi vetri. A tal fine, il progetto analizza tre possibili soluzioni:
Angolari di rinforzo in ferro zincato a L – Garantisce un miglioramento strutturale significativo, riducendo il rischio di deformazioni. La possibilità di verniciatura consente un’integrazione visiva con l’infisso originale.
Cavo metallico con morsetti fermacavo – Distribuisce uniformemente le forze lungo il telaio, ma risulta meno compatibile con il contesto storico per via della visibilità dell’elemento.
(Paola Gallerini)